Nel salotto del Professore l’aria era diventata bollente…
O almeno così sembrava a Priscilla, con le ginocchia sul tappeto, ancora vestita di tutto punto, con la bocca aperta, in attesa.
Ma l’uomo se ne restava comodamente seduto in poltrona, con il suo pupillo Andrea in piedi accanto a lui.
Il ragazzo aveva cominciato a menarsi il cazzo lentamente, massaggiandosi l’asta e godendosi la situazione…
Francesco, nel frattempo, era rimasto seduto sul divano, con le mani bloccate dietro la schiena e le mutande di un altro uomo ficcate in bocca, assieme all’ovetto che fino a pochi minuti prima le vibrava nella fica.
Quel momento di inerzia, completamente sospeso, la stava facendo bagnare ancora di più. L’impazienza di scoprire come si sarebbero evolute le cose di lì a qualche minuto la faceva sentire come una bambina la mattina di Natale.
Il Professore continuava a fissare Priscilla senza muovere un muscolo.
Passarono alcuni minuti, che le sembrarono spaventosamente lunghi, poi l’uomo si decise a rivolgerle la parola.
«Sei troppo vestita per i miei gusti, lurida cagna. Non è troppo vestita secondo te, Andrea caro?»
Il ragazzo fece segno di sì con la testa, senza smettere di masturbarsi.
«Che ne dici se la liberiamo un po’… Dopotutto, alle cagne non servono i vestiti!»
Non ebbe bisogno di aggiungere altro: Andrea interruppe la sua sega e le si avvicinò. La fece alzare in piedi, proprio al centro della stanza, le slacciò la zip e le sfilò il vestito.
Sotto Priscilla era già nuda, niente reggiseno, niente slip: con tutti quegli occhi puntati addosso le sembrò di non essere mai stata “tanto nuda” in vita sua, prima di allora.
Non si era ancora voltata a guardare il suo compagno: non era del tutto sicura di voler scoprire se quella situazione che si era creata lo stesse realmente facendo eccitare.
Anche se era stato lui a dare il via a tutto, raccontandole le sue fantasie cuckold, facendole scoprire desideri che nemmeno pensava di avere.
In quel momento, nuda con solo le sue scarpe col tacco indosso, si sentiva eccitata come non mai.
«In ginocchio troia!»
Il tono perentorio del professore la fece tremare: un attimo dopo era di nuovo sul tappeto.
«Le cagne stanno a quattro zampe, Professore.»
Andrea aveva ricominciato a masturbarsi, mettendosi seduto a gambe aperte sul bracciolo della poltrona del padrone di casa: adesso anche lui si stava accarezzando il cazzo.
Priscilla poggiò le mani a terra senza farselo ripetere due volte: da quella posizione, Francesco alle sue spalle si stava godendo di certo la vista dei suoi due buchi ben esposti.
«Le brave cagne scodinzolano! E abbaiano, anche…»
Non si aspettava tutta quella “verve” dal giovane studente.
«Lo hai sentito, lurida cagna? Inizia a scodinzolare e fai Bau!»
I due uomini risero, Francesco mugugnò forte e provò ad alzarsi in piedi. Ma Andrea, dopo avergli messo le sue mutande in bocca, gli aveva annodato fra loro i lacci delle scarpe. L’uomo cadde a terra sul tappeto, steso praticamente dietro di lei.
Il Professore e il suo studente risero ancora più forte, senza smettere di toccarsi.
«Ti ho detto di abbaiare, cagna!»
Bau!
Altre risate.
Si sentiva tutta rossa in faccia, Priscilla, e con la fica sempre più bagnata.
Le chiesero di abbaiare ancora, e di muovere il culo come se avesse la coda. Poi i due uomini le ordinarono di camminare carponi in giro per il salotto, senza smettere di sculettare. Quel mix di umiliazione e piacere le faceva compiere quelle azioni in modo insospettabilmente naturale.
«Che cagna che sei! Ti meriti quasi un premio… Però prima vai da quel poverino di tuo marito e fagli annusare la fica!»
«Veramente non è mio…»
«Taci! Le cagne non parlano!»
Una nuova vampata le infiammò la faccia. Avanzò a quattro zampe fino al divano su cui Francesco si era rimesso a sedere: non mugugnava più e sembrava piuttosto nervoso.
Quando incrociò il suo sguardo, tuttavia, le parve di cogliere un lampo di eccitazione.
«Girati di spalle e mostragli culo e fica, subito!»
La fecero abbassare del tutto, con la guancia sul tappeto e il culo all’aria. Le dissero di allargarsi le natiche, e lei lo fece, di sculettare ancora, e fece anche quello.
Poi Andrea diede di nuovo sfoggio della sua perversione.
«Le cagne, prima di avere il premietto, pisciano…»
«Hai sentito cosa ti è stato detto, lurida troia? Piscia immediatamente sui piedi di questo cornuto.»
A Francesco scappò un mugolio di piacere.
Ma lei non aveva lo stimolo, non ce l’avrebbe fatta. Non ci riuscì, e dopo una serie di insulti, il professore si alzò dalla poltrona. Ancora completamente vestito, con solo il cazzo fuori dalla cerniera dei pantaloni, le andò incontro e la afferrò per i capelli.
«Non sono soddisfatto di te, cagna. Altro che premio, ti meriti una punizione!»
Le lasciò i capelli e la fece rimettere in ginocchio. Priscilla, nonostante, il bruciore al cuoio capelluto e lo sfregamento sul tappeto, si sentiva un lago: un cazzo in quel momento non avrebbe trovato la minima resistenza, probabilmente nemmeno due insieme.
Il professore la fissava dall’alto, con il suo sguardo severo, mentre si liberava prima della cintura e poi dei pantaloni.
Il suo cazzo ormai era completamente libero, duro, pronto per scoparsela.
«Apri bene la bocca, puttana.»
Priscilla obbedì.
L’uomo le infilò in un solo colpo tutto il cazzo in bocca, fino alle palle: in un attimo le sentì premere contro le sue labbra, con veemenza, quasi cattiveria.
La bocca le si riempì di saliva: aveva di certo visto cazzi più lunghi di quello, ma il diametro era davvero notevole.
Si sentiva quasi soffocare e, dopo qualche minuto di colpi e affondi, reprimeva a stento i conati: la saliva veniva fuori dalla bocca sempre più copiosa, tanto da gocciolarle addosso, sul seno, sul tappeto.
«Andrea, hai visto come sbava questa cagna? Vieni a giocare anche tu con lei…»
Il ragazzo si alzò dal divano ed andò a mettersi in ginocchio dietro Priscilla.
Le prese la testa e gliela spinse forte contro il pube dell’altro uomo. Lei non ne poteva più, sentiva il bisogno di respirare dalla bocca almeno per qualche secondo… E invece il sadico Andrea, rendendosi conto della situazione, le tappò il naso con le dita.
Sentiva gli occhi lacrimare, Priscilla, scossa dai conati e dal piacere: con l’altra mano il ragazzo aveva anche iniziato a stuzzicarle il clitoride.
Poi finalmente la lasciarono andare.
Respirò di nuovo, dopo aver tossito e sputato, si asciugò gli occhi e tornò a guardare il Professore.
Nonostante l’aria severa, era palese quanto fosse eccitato: dopo averle fottuto la gola, il suo pene sembrava anche più lungo e duro.
«Caro professore, mi aveva promesso che mi avrebbe scopato come si deve, davanti al cornuto!»
«Supplicami di farlo.»
Lo implorò, con il tono di voce più da troia di cui fu capace.
Alla fine il Professore la accontentò: tornò a sedersi sulla sua poltrona e se la fece montare addosso.
Come Priscilla aveva immaginato, nonostante le dimensioni, il cazzo dell’uomo le scomparve nella fica in un istante.
«Andrea, che ne pensi: è stata abbastanza brava?»
«Se lo dice lei, Prof…»
«Tutto sommato direi di si: vieni a vedere quanto è bagnata, scommetto che in questa fica larga ci entra anche il tuo di uccello.»
Nei minuti successivi, per un’ora abbondante, i due uomini e Priscilla scoparono in tutte le posizioni possibili. Provarono anche a penetrarla contemporaneamente nel culo, ma senza successo, e alla fine, decisero di terminare la prestazione venendole sulla faccia, prima Andrea, poi anche il Professore.
«Ora ripulisciti troia, rivestiti e libera il tuo cornuto. Fatti asciugare la nostra sborra con le mutande di Andrea, quel povero stronzo ce le ha ancora in bocca.»
Sulla strada del ritorno, Francesco non le rivolse mai la parola.
Ma una volta tornati a casa le confessò che nemmeno lui si era mai sentito tanto eccitato in vita sua come quella sera.
Il Professore era stato un gran bell’incontro, non c’era ombra di dubbio.
FINE